O si scrive o si vive, diceva qualcuno. Io infatti non faccio né l'una né l'altra, ed in questi giorni sto fortemente obbligando a me stesso di fingere di stare studiando, per tranquilizzare qualsiasi tipo di eventuale rimorso di coscienza, anche se per avere rimorsi, prima bisogna avere una coscienza.
Ora devo scrivere un qualche saggio su Dostoevskij, e per farlo userò il vecchio metodo di Cardinetti: cercarne uno già fatto in un altra lingua e tradurlo nella lingua richiesta. E' un metodo che funziona perfettamente e che consiglio a tutti. E' uno spreco di energie inutili scriverne uno di proprio pugno, d'altronde, che ne sappiamo noi, con le nostre piccole menti mortali, di quello che un genio assoluto come Dostoevskij voleva dirci? E di certo, tutto ciò che si può comunque affermare sull'argomento è già stato ampiamente trattato da persone con molti più pezzi di carta di noi, quelle che dicono che il caffè è il locus amoenus degli intellettuali, che fumano la pipa con il bocchino a sella ed indossano il basco mentre ascoltano jazz ai circoli letterari. Lasciate a loro questi affari che non valgono nulla, voi dedicatevi ad occupazioni molto più importanti, come contare le nuvole o guardare i treni che passano, perché il principio di economizzazione funziona in ogni campo del sapere umano, specialmente nella lingua scritta.
Non disperdiamo entropia.
Per rendere ancora più coerente il bel quadretto del sottoscritto agguerrito studente amante delle Belle Arti, oggi ho finalmente tolto il pigiama e sono uscito all'aria aperta. Anche la luce del sole invernale può dar fastidio, quando si divide la maggior parte del proprio tempo chiusi in un buco con un uzbeko pazzo. Mi sono diretto alla Biblioteka Imeni Lenina, quella dove, mi pare, è apparso il Diavolo volante di Bulgakov, o qualcosa del genere. Uscito dalla metro, mi sono imbattuto in due cani randagi che si odoravano con particolare soddisfazione i reciproci culi. Tutte le persone attorno a me hanno cominciato a camminare a quattro zampe ed a odorarsi vicendevolmente i culi. Alcuni di loro alzavano semplicemente una gamba ed iniziavano a pisciare vicino alle scale della biblioteca. Il mondo era diventato estremamente divertente: io ho tenuto un sorriso da malato di mente per tutto il giorno, ed il mio saggio di Dostoevskij è avanzato di pochissime righe.
Ma in fondo, che importa? Dostoevskij è fiero di me.
"Uomo, non ti esaltare al di sopra degli animali: essi sono senza peccato mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua presenza e lasci dietro di te le tracce della tua sozzura."