18 febbraio 2011

La celeberrima sparizione del Cardinetti, The End

Si dovevano essere fatte le sei, la temperatura era diventata molto più accettabile, tirava una lieve brezza che mi scarmigliava la folta criniera da Eroe Del Nostro Tempo e la mia febbrile eccitazione stava lasciando spazio ad una placida tranquillità: il cellulare continuava a vibrare, ormai il Maestroni doveva aver perso ogni speranza di ritrovare l'ex compagno di liceo ancora vivo.
Ci spostammo nella zona est del parco, dove si era riunita un capannello di persone per assistere a qualche esibizione di musica folk... una masnada di musi scuri vestiti in abiti variopinti scuotevano gioviali i loro culi snelli: dedussi che dovevano essere kazaki, o giù di lì. Anna Tudanova mi chiese come li trovavo: la musica in sé faceva piuttosto pietà, ma i loro volti vispi e l'amore che mettevano in quella esibizione di folklore nazionale era piuttosto trascinante.
<< Sono bravissimi >>. Le dissi con convinzione.
Restammo lì per una mezz'ora buona. Forse abozzammo pure qualche passo, ma la musica folk caucasica è un po' troppo persino per un Barijshnikov come il Cardinetti. E poi la mia semisbronza stava cominciando ad evaporare: iniziavo a sentire i morsi della fame... ma il tour preparatomi da Anna Tudanova non era ancora finito. Ci spostammo su una sorta di lungolago prossimo all'uscita. Devo aver maledetto l'intero Pantheon cristiano.

Ci sedemmo su una specie di muretto. Mi teneva ancora le mani nelle sue, ma forse era solo perché era preoccupata che cascassi di nuovo da qualche parte. Mi ricordai di Samantha, la mia prima fidanzatina che conquistai a furia di offrirle caramelle, l'angelo che a undici anni mi spiegò che le coppie si tengono la mano in un modo speciale: intrecciate. Un dito mio, un dito tuo, questo è il segno dell'amore. Io pur di far scattare il primo limone della mia onoratissima carriera da tonno rio mare me l'ero bevuta alla grande ovviamente, e me ne sarei bevute anche di peggiori se solo ne avesse sapute,  ed a tal punto pendevo - letteralmente  - dalle sue labbra, che devo aver fissato quelle ditine tozze, come un pio pellegrino la Madonna di Lourdes, e non mi devo esser lavato la mano per interi secoli. Questa Samantha era bella come uno spirito silvestre e ci amavamo un sacco, ma poi io feci lo stronzo, preferì i Pokemon ai suoi riccioli neri ed ai suoi ditini intrecciati, ed ora se mi incrocia per strada,  neppure mi saluta. E' proprio vero che certe donne non dimenticano facilmente, specie se hai spezzato il loro fragile cuoricino poco prima del menarca.

Anna Tudanova attaccò a parlarmi dei suoi progetti futuri, un argomento interessante come la politica italiana, con il suo solito modo di fare, estroso ed espansivo come un vulcano: voleva andare a studiare giornalismo in Germania e poi chissà, Sudamerica? Questa Anna Tudanova doveva avere qualche milione di dobloni d'oro nascosti sotto il lettuccio, senza dubbio. Io ero un pezzente tale chenon avevo manco i soldi per permettermi di mettere il formaggio nella kartoshka, e questa troia mi parlava della cordigliera delle Ande... mi stava venendo il mal nero: alla prossima chiamata del Maestroni avrei risposto e me ne sarei andato.

<< E tu invece cosa vuoi fare da grande? >>
<< Voglio andare sulla Transiberiana >>
<< E come mai? >>
<< Perché era il sogno di mio padre. E poi perché mi piacciono i treni >>
<< E basta? >>
<< E basta. Il resto è affidato al caso, non c'è bisogno di preoccuparsi >>
<< Non ti seguo >>
<< Hai mai sentito la frase: ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo? >>
<< No, di chi è? >>
<< Non importa >>
<< Tu scrivi? >>
<< No >>
<< E perché? >>
<< Perché non c'è più nulla da scrivere. E poi scrivono solo i frigidi della vita >>
<< Cosa vuol dire che non c'è più nulla da scrivere? >>
<< Vuol dire che dovremmo leggere più Dostoevskij e meno libretti d'istruzioni dei medicinali >>
<< Credo che dovresti scrivere... scrivere che non c'è più nulla da scrivere >>
<< Sì, peccato che lo abbiano già fatto >>
<< Sei un ragazzo intelligente, sai? >>
<< Non è assolutamente vero, fidati >>
<< Una persona intelligente non dice di esserlo >>
<< Allora devo essere l'eccezione che non conferma la regola >>

Mi guardava con gli occhi a cuoricino. Era uno spettacolo ributtante. Sembrava che si fosse fatta pure più grassa, nel frattempo.

<< Un giorno ritroverò questo discorso da qualche parte >>
<< E' probabile. Ormai basta avere il pollice opponibile per essere pubblicati >>

Mi chiama di nuovo il Maestroni. Questa volta rispondo. Mi aspettano a Kitaj Gorod, la cittadella cinese, e c'è una sorpresa per me. Avrà di sicuro assoldato qualche puttana di quelle che piacciono a lui, le frangettone vagamente elefantiache. Gli dissi che ci avrei messo mezz'ora per raggiungerlo, ma che assolutamente dovevo mangiare qualcosa... ed inoltre non avrei tirato di nuovo fino a mattina, no. L'amico Maestroni dice di non preoccuparsi, e che sarà una serata tranquilla: questo tanto bastava per preoccuparmi terribilmente.

Mi congedo da Anna Tudanova con la grazia ed il disincanto di un cherubino alato, ma la fanciulla è molto preoccupata che io mi possa perdere nella grande capitale ed insiste per accompagnarmi di nuovo fino alla metro... è seriamente stupita da come io mi possa orientare in una metro così gigantesca, e mi tocca prometterle di mandarle un messaggio appena arrivo a casa, manco fosse mia madre. Io ero in uno stato tale che le avrei promesso pure di scriverle un intero romanzo di formazione in endecasillabi sciolti, pur di liberarmi di lei al più presto.


Arriva il vagone, l'acre odore delle rotaie che sale, il mare di gente che esce, qualche ubriacone che entra, mi siedo vicino ad un vecchio bavoso che ronfa, la voce elettronica dice qualcosa, le porte si chiudono, muovo la manina, ciao ciao, Anna Tudanova, apro e chiudo il pugno, apro e chiudo il pugno.