30 dicembre 2010

Riflessioni londinesi e rapporti sessuali fra lombrichi: approccio e sviluppo in parti ineguali

Ci sono esattamente tre cose che mi piacciono a Londra, e nessuna di queste tre cose sono musei. In realtà non ho mai capito come le persone possano apprezzare i musei, fare commenti entusiasti ed addirittura paragoni, quel museo è più bello di quell'altro e cose di questo genere [...]

A me sembra che il visitare musei sia più una sorta di obbligo morale del turista, qualcosa insito nel concetto stesso di turista, un po' come una donna che, prima o poi, sente la necessità di fare un figlio. Uno non può andare a Pietroburgo senza visitare l'Hermitage, altrimenti che vacanza è? Che senso ha la vita di una donna senza l'esperienza di una maternità? Puttanate. I musei non sono affatto i centri della Vita e della Bellezza, al contrario, sono i centri della Morte e della Bruttezza.
Ma non fate una colpa a chi vi dirà, tremando e col cuore in mano: oh, ma che bel museo! oh, come mi sono sentita appagata! Guavdavo quella tela così vicca di colovi sfavillanti e nello stomaco sentivo le favfalle, pvopvio come quando t'incontvai, mio cavo Geovgie! oh, il Louvvh, questo delizioso angolino gonfio d'avte che io non compvendo, e che quindi è bellissima e avtisticissima, convevtirebbe alla contemplazione estetica puve il peggiove dei talebani!
Mente a sé stesso, pertanto è sincero con voi.
L'arte, raccolta in un contesto riservato ad essa, cessa al volo di essere tale: in un museo contenente le mille donne più belle del mondo, ogni uomo di gusto preferirebbe montarsi la puliscicessi zoppa di Antananaribo. Allo stesso modo, cessiamo quest'abitudine mortifera di visitare musei, liberiamo la Bellezza e lasciamola deflagrare per le strade: mettiamo il David di Michelangelo vicino ad un kebabbaro sunnita, mettiamo la Monna Lisa che ci rincuora per strada ogni volta che pestiamo la merda di un tirannosauro, mettiamo gru, mettiamo ponteggi alti come palazzi a cornice dei Musei Vaticani, mettiamo un'orchestra sinfonica ad ogni stazione ferroviaria (e che alterni Wagner a Gigi D'Agostino), mettiamo Carmelo Bene che sputa fiamme di morte sui vagoni della metro, non una voce registrata che ci ricorda a quale fermata dobbiamo scendere.

Lo sappiamo già a che fermata dobbiamo scendere, non siamo mica stupidi.


Le tre cose che mi piacciono di Londra sono: il Tamigi, Harrods, Chinatown.
Il Tamigi mi piace perché è un fiume. Ci dovrebbe essere un fiume per ogni quartiere. Meglio ancora un fiume per ogni casa, da personalizzare come un pokemon. Noi siamo fiumi.
L'Harrods mi piace perché è enorme, pacchiano, caotico, totalmente inutile, un mostro di mattoni che divora soldi sporchi e caca sogni di rame. La cosa che più mi piace di Harrods sono gli apriporta vestiti di verde smeraldo che con voce impostata intonano il più rassicurante dei baj baj.
Io voglio fare quel lavoro quando sarò grande.
Chinatown mi piace perché è l'unica zona nel centro di Londra che conserva ancora un'anima. Probabilmente, anzi, sicuramente, potrei dire lo stesso per i quartieri periferici, quelli carichi di beduini, di andamanesi, di odori di carne arrostita e fogli d'immigrazione, ma sono troppo pigro per andare a farci un giro da solo.
A Chinatown ci sono un sacco di musi gialli (dai!), un gran numero di polli arrosto, o più probabilmente gatti arrosto, appesi davanti alle vetrine di ristoranti privi delle più basilari norme di sicurezza, c'è ovviamente una sala giochi, piena di slot machines e dotata del nuovissimo gioco di Rambo, uno sparatutto in prima persona dove puoi impugnare un mitra enorme al modico prezzo di due sterline (sono morto dopo dodici secondi esatti, sono troppo pacifista), ci sono centri di scommesse con le partite in rilievo scritte in cinese, ci sono centri di elettronica che pubblicizzano tranquillamente cose che immagino non si dovrebbero pubblicizzare apertamente, come lo sblocco di cellulari, ci sono porte spalancate che lasciano intravedere delle scale che portano chissà dove, e sulle pareti vicino all'ingresso fogli ingialliti dal tempo invitano i passanti a passare del tempo felice con le più belle troie del continente asiatico, e poi ci sono molti centri di farmacia, più o meno alternativa, che raccomandano sistemi sicuri per ritrovare l'appetito sessuale di un tempo, sia per l'uomo quanto per la donna. Proprio mentre stavo passando di fronte ad uno di questi, con le mie nuovissime cuffie della Sony comprate a 9,99 euri al Media World di Orio al Serio e la voglia di domandare se sono capaci di far ritrovare l'appetito sessuale di un tempo anche per quel tempo antecedente la pubertà, una signorina sui trenta esce di corsa dal suo stambugio chiedendomi: massage, massage? Io, figuriamoci, non so dire di no neppure ai testimoni di Geova, ed è così che mi ritrovo dentro al suo negozietto: qualche confezione di, credo, medicinali, una sedia, diverse incrostazioni di muffa sulla parete. Trenta minuti, trenta sterline, piacere assicurato. Scuote la sua testolina cinese. Spenderei volentieri una sterlina al minuto per del piacere assicurato! I cinesi non sono mica come le italiane, loro non mentono mai. Acconsento.

Sposta una tendina che prima mi era sfuggita e mi invita a proseguire oltre. In che tipo di piatto finirò? Ho sempre sognato di fare parte di un involtino primavera. Uno gnomo ed una gnoma si rincorrono e poi ruzzolano sul tappeto, guardandomi in cagnesco e blaterando qualcosa in cantonese. Faccio per carezzare il capo della piccina ma lei si ritrae al volo. Nessuna battuta sull'argomento, grazie.
Da un'altra stanza ancora di questo buco di culo davvero cinese compare una signorinella in tunica bianca, i suoi seni non sono fra i più capienti, ma è delicata come un loto (cinese) e gustosa come un pollo piccante di Sichuan: deduco sia lei la massaggiatrice ufficiale. Mi prende per la mano e mi accompagna lungo delle scale. Ci sono scale ovunque, dove vivono questi mangiarisotti.
Dostoevskij dice che gli attimi che precedono la condanna a morte di un condannato durano un'eternità: è verissimo. Salendo quelle scale, gli scricchiolii degli scalini diventano una sinfonia di Beethoven, il culo che mi sta di fronte e che ondeggia come una gondola ubriaca è un'enciclopedia su cui puoi leggere la storia del mondo, i profumi che si espandono da chissà dove ti saziano come la più grande delle portate, e ad ogni passo il tuo piede distrugge civiltà intere e scatena tsunami a Vanuatu.

Raggiungiamo l'ennesima stanza, questa però è dipinta di rosso. C'è un lettino, accanto degli olii: eccola lì, la mia tomba.

<< Ora sdraiati lì e spogliati >>

Decido di rompere il ghiaccio.

<< Ma ti spogli pure tu? >>

Oh, Claudio, finissimo umorista, raffinato seduttore!

<< Sono io che devo fare un massaggio a te, non tu a me. >>

<< Posso chiederti almeno come ti chiami? >>

<< Mi chiamo Jin >>

<< Come quello di Tekken! >>

Non ricevendo risposta alcuna dalla mia simpaticissima battuta, mi tolsi i vestiti. E' una strana sensazione starsene con il menestrello sull'attenti di fronte ad una vietcong.

<< Ok, forse è meglio che cominciamo a faccia in su. >>



6 commenti:

  1. questo è il modo migliore per conoscere una città :)

    sui musei poi rifletti alla perfezione il mio pensiero

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  2. La capitale del Madagascar è AntananariVo.

    Cosa è il menestrello? Perchè a faccia in su? Non capisco...

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  3. saresti disposto a perdere un quinto del tuo pubblico?

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  4. anch'io sono rimasto perplesso su alcuni dettagli...ti è stato fornito un sevizio "completo"?

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  5. aspettiamo il post "dalle massaggiatrici cinesi alle nigeriane sulla francesca"

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