02 dicembre 2010

Il mio compagno di camera, part.2

Furkat è così magro che la sedia coi braccioli su cui poggia le sue fragili chiappette rachitiche pare inghiottirlo, i suoi occhiali, mezzi storti e continuamente bisognosi di essere sistemati sul naso con l'indice della mano destra, presentano una curiosa particolarità: la lente destra è estremamente più spessa di quella sinistra. Considerando che io sono completamente cieco dall'occhio opposto, direi che formiamo proprio una bella coppia di menomati fisici. Ha capelli lunghi, fini come spaghetti ed unti come frittelle del Giovedì Santo, che gli raggiungono le spalle, ed io m'immagino che shock sarà se per caso lo dovessi incontrare mezzo addormentato di notte mentre mi accingo a cambiare l'acqua al Redentore.

Come mai sei qui, italiano?

Mi parla in inglese, sottovalutando le enormi capacità nella lingua di Tolstoj che ho rapidamente affinato durante il mio soggiorno in territorio baltico.

E' una bella domanda. Forse è meglio che te lo spieghi un altro giorno... comunque parlo un po' di russo...

Non mi interessa. Preferisco migliorare il mio inglese se non ti dispiace, italiano.

No, che, a me? figurati! Basta che non parliamo in uzbeko!

Ma Furkat non ride, anzi, torna a guardare lo schermo, dove nel frattempo è arrivato pure un rospo. Effettivamente non è stata la battuta più felice della mia lunga carriera di pluripremiato umorista preraffaelita. Raccolgo quindi i miei due stracci e le mie espadrillas umide e, silenzioso e umiliato come un ratto gigante di Bucarest, me ne ritorno nel mio scalcagnato buco.

La doccia: ho chiaramente dimenticato i miei preziosi infradito griffati Calvin Klein, comprati per 9,99 euro al Coin di Bergamo, e sono quindi costretto, almeno per il momento, a poggiare i miei divini piedini, che tanto terrore sparsero sui campetti spelacchiati di tutta la bergamasca, su aitanti incrostazioni di color giallognolo che spuntano come funghi dal pavimento del bagno. La doccia è ovviamente sprovvista di tendina riparatrice, ed io, che già trasformo tutto nel lago Bajkal quando tale tendina è presente, non oso immaginare che cosa salterà fuori al termine delle mie meticolose abluzioni. Insaponandomi con estremo piacere l'Omega, mi scappa una timida bestemmietta: questo ph sovietico evidentemente non mi si addice. Speriamo che Furkat non mi abbia sentito.

Profumato come una escort minorenne prima di fare le piroette sul lettone di Papi Berlusconi, mi dirigo al terzo piano, dove pare sia collocato il figlio di puttana americano. Stanza 166, un numero che mi ispira dolci ricordi. Dovrei smetterla con 'sta storia dei numeri perchè mi fa sentire un accanito lettore della Torah.

Deja vu: me lo ritrovo di fronte al laptop intento a guardare una partita di quelle seghe umane dei Dallas Cowboys. Ricordo quando cercò di spiegarmi le regole del football americano, durante una solitaria notte estone: incomprensibile come il teorema di Ruffini, questo sport balzanissimo costellato di interruzioni pubblicitarie.

Tu quoque, Mark? Lo yankee pare notevolmente cambiato dall'ultima volta che lo incontrai: non più quei banalissimi capelli lunghi da hippie post litteram, ma uno sbarazzino taglio sfilato, molto simile ad uno di quelli con cui feci intere stragi di estrogeni durante l'indimenticabile annata 2006/2007, anno in cui il Cardinetti raccolse le seguenti onoreficenze che vado ora ad elencare:
  • Primo classificato nella categoria "Sedurre donne sessualmente frustrate".
  • Primo classificato nella categoria "Composizione di opere letterarie volte all'ottenimento dei favori delle suddette donne sessualmente frustrate".
  • Premio della giuria "Miglior elocutio degli ultimi 500 anni, Concilio di Trento compreso".
  • Nota di merito per la scoperta della skill danzandi "No-look con castigo finale".
  • Primo classificato ex-aequo nella categoria: "Riscopritori dell'importanza del Triangolo nella vita moderna".
  • Laurea honoris causa all'Università del saltare sessioni d'esame.
 Salto i convenevoli perchè non interessano a nessuno, e d'altronde non siamo neppure due che amano farli. Ritengo sia molto più importante sapere chi sia il suo coinquilino.

Mah, uno strano tizio, pare sia lettone, ma non parla molto bene né inglese né tantomeno russo... Guido, Gvido, dunno...

Sempre meglio che avere un pederasta zoofilo, gli fa il Cardinetti, lingua tagliente come una lama Mach 3 di quelle che usava il Cannavaro.

James Fenimore Cooper mi chiede se me la sento di uscire subito stasera. Ma che cazzo di domande, sei proprio uno stupid Amerrecano tu! Cardinetti, il vitalista del 2050, l'Andrea Sperelli degli straccioni, l'Arthur Rimbaud dei mentecatti, non se ne sta mica chiuso in cameretta nella sua prima notte moscovita, ah no porca puttana in fregola, specie se a distanza di un muro c'è un ussaro uzbeko intento a guardarsi il Discovery Channel in formato porno!
Prendo il suo computer. Babbo Maestroni è in linea. Il piano è far finta di nulla e chiedergli dove passerà la serata, giusto così per far rosicare me, povero disgraziato dimenticato nel mio paesello bergamasco, mentre invece, zac, gli parerò d'innanzi così d'amblè, a quello stronzo che aveva ancora da invitarmi a raggiungerlo.

Pare che l'ottimo massaggiatore di chiappe altrui dall'impercettibile accento della Val Brembana porti la sua ultima fiamma, che se non ricordo male m'aveva detto essere una mezza kazaka dal nome di Ksyusha (!) al Real McCoy. L'ottimo massaggiatore di chiappe altrui dall'impercettibile accento della Val Brembana è sempre stato un tipo abitudinario.

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